5 ago 2012

Muore dopo ricovero in 6 ospedali: Odissea di una 67enne a Latina

Muore dopo ricovero in 6 ospedali: Odissea di una 67enne, a Latina (Roma).

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c.diprospero@yahoo.it

Gentile Redazione, non so se potete aiutarmi, spero vivamente di si, visto che da giorni sto cercando di far conoscere all'opinione pubblica la mia triste vicenda di ordinaria storia di malasanità.

Mi sono rivolto ai vari organi d'informazione, fra questi: il blog di beppe grillo, il fatto quotidiano, marco travaglio, il giornale, libero, le iene, striscia la notizia e molti, molti altri ma non ho ricevuto neanche un: no grazie, non ci interessa!

Mi madre è morta a 67 anni per una storia pazzesca: entra in ospedale nella provincia di latina per un emorragia cerebrale e dopo un odissea di 6 ospedali muore per una polmonite! E' incredibile di quanto l'informazione sia manipolata visto che quando c'è una notizia scoop, tutti gli altri (organi di informazione) la seguono e ne sviscerano di ogni piccolo e insignificante dettaglio quando invece un povero cristo come il sottoscritto vuole denunciare pubblicamente un'ingiustizia degna di un paese del terzo mondo! Nel caso vogliate aiutarmi a pubblicare questa mia denuncia, ve ne sarei grato, altrimenti grazie lo stesso per l'attenzione dedicatami.

Questo è quanto è accaduto, proverò ad essere il più possibile riassuntivo:

In data 1 dicembre 2011 mia madre viene ricoverata per emorragia cerebrale all’interno della capsula SX. Chiamo il 118 che, telefonicamente, mi chiede dove ricoverarla, se a Sabaudia (?) o Terracina. Rimasi alquanto stupito del fatto che facessero scegliere a me e comunque optai per “il male minore” e cioè presso l’ospedale di Terracina (LT) .

Mia madre arrivò verso le ore 10,00 al pronto soccorso, alle 10,30 le fanno una prima TAC al cervello e vi rimase fino alle 13-13,30 circa prima di essere trasferita presso il reparto di medicina, visto che l’ospedale suddetto non ha il reparto di i neurochirurgia.

Successivamente, scoprii che, per limitare i danni al minimo, quando si viene colpiti da emorragia cerebrale bisogna intervenire entro le prime 3 ore dall’accaduto per evitare che il sangue continui a propagarsi per tutta la zona colpita e creare danni irreversibili. Infatti la bocca gli si storce non da subito, ma dal risveglio dal coma vigile durato fino al giorno 4 dicembre 2011.

Sin dal giorno successivo quindi, 2 dicembre, noi familiari abbiamo chiesto che nostra madre fosse trasferita in una struttura più idonea per questa patologia.

Avevamo preso contatti con alcuni medici della struttura Neuromed di Pozzilli (IS) che, una volta visionato le due TAC effettuate nel giorno 1° Dicembre, dissero sin da subito che mia madre aveva bisogno di una Stroke Unit dove poter trattare al meglio il suo caso e per vedere se ci fossero margini per operare la sede irrorata di sangue.

Ci invitarono a far contattare la loro struttura dal presidio ospedaliero di Terracina.

A dispetto dei nostri ripetuti e insistenti tentativi, i medici di Terracina, supportati e guidati dall’ unità di neurologia di Latina dalla quale dipendono, non volevano saperne nulla di contattare Neuromed, visto che loro stavano già seguendo il protocollo previsto in questi casi e che non si poteva fare di più di quello che già stavano facendo.

Il giorno 15 dicembre il medico che si occupava del caso di mia madre mi disse che forse alla fine della settimana successiva, presumibilmente il 23 dicembre, sarebbe stata dimessa per raggiungere una struttura di riabilitazione.

Con mio stupore il giorno dopo, 16 dicembre , veniva dimessa dall’ospedale per essere trasportata presso l’istituto di riabilitazione in Sabaudia (LT).

Dopo neanche qualche giorno nella struttura di Selvapiana, nostra madre ha cominciato ad avere una febbre persistente dovuta al mancato cambio del catetere urinario, impiantato dal 1° dicembre 2011 fino al giorno 5 Gennaio 2012 (sostituito presso la clinica san marco).

I medici dell’istituto Franceschini (o Selvapiana) non avevano ben inteso il complicato quadro clinico di nostra madre che continuava ad avere questa febbre. Il 4 gennaio , visto lo stato di incoscienza nel quale era ricaduta, viene trasferita presso il pronto soccorso di Latina, in quanto l’equipe medica dell’istituto Clara Franceschini non sapeva più cosa fare. Credendo che a Latina avrebbe avuto maggiori possibilità di guarigione, optiamo per l’ospedale Santa Maria Goretti in Latina.

Dopo il suo arrivo alle ore 10,00 e dopo averle effettuato una TAC al cervello ed una radiografia toracica, il responsabile del reparto di Neurologia una volta visionato le immagini della TAC, ci comunica che il quadro clinico inerente l’emorragia cerebrale rimane sostanzialmente invariato confrontando la prima immagine in nostro possesso e l’ultima effettuata dal pronto soccorso.

A detta del medico di guardia del P.S. posti liberi per ospitare nostra madre nell’ospedale non ce n’erano per cui ci proposero di trasferirla presso la Clinica San Marco di Latina per curarle questa infezione che le provocava lo stato febbrile.

Dal pronto soccorso venne quindi trasferita presso la clinica San Marco di Latina ove vi rimane fino al 18 gennaio 2012. In queste due settimane le vengono somministrate una serie di terapie antibiotiche per debellare l’infezione, e purtroppo per qualche giorno senza esiti apprezzabili, anzi: col fatto che mia madre avesse oramai le vene totalmente devastate e quindi non più capaci di accettare qualsiasi tipo di terapia endovenosa, ogni volta che gli infermieri somministravano dette terapie farmacologiche il giorno dopo tutto l’arto interessato dall’infusione risultava gonfio di liquidi, segno che i medicinali non riuscivano a transitare nelle vene.

Il giorno 18 gennaio la clinica dimise nostra madre dicendo che era pronta per essere inviata presso l’ospedale ICOT di Latina per iniziare terapia di riabilitazione, per cui ci comunicano che dobbiamo contattare il servizio privato di ambulanze Croce Bianca di Latina che venne a prelevarla presso la clinica verso le ore 12.00.

Una volta arrivata presso l’istituto di riabilitazione ICOT di Latina sin da subito presentò delle complicazioni del quadro clinico, cominciava di nuovo a perdere coscienza e il medico di guardia dispone degli esami radiologici al torace ed altri esami ematochimici, e dopo di un paio di giorni ci comunicano l’esito: polmonite bilaterale denominata in gergo medico polmonite "ab injestis" dovuta al mancato riflesso della deglutizione e quindi sia cibo che acqua vanno direttamente nei polmoni bypassando l’esofago provocando l’infiammazione.

Ritengo che un medico che ha a che fare con casi di questa portata dovrebbe sapere che a pazienti privi del riflesso della deglutizione va inserito il sondino naso-gastrico per alimentarlo.

I medici dell’’ICOT glielo impiantano quando ormai è troppo tardi, una settimana prima del decesso!


La cosa grave è che la clinica San Marco dimise nostra madre il 18 gennaio per mandarla a fare la fisioterapia, senza preoccuparsi di segnalare o curare quella polmonite bilaterale che una settimana più tardi l’avrebbe portata a morire.

A questo punto il giorno 24 gennaio, stanco di sentirmi dire dai medici dell’ICOT che per mia madre non c’era più nulla da fare, mi presi la responsabilità di farla trasferire presso l’ospedale di Formia a mie spese, dove purtroppo morì dopo due giorni di agonia, il 26 gennaio 2012.

Il giorno 24 gennaio, due giorni prima che nostra madre morisse, sia io che mio fratello ci siamo recati presso il commissariato di polizia di Formia per presentare una denuncia / querela nei confronti di tutti gli ospedali coinvolti in questa vicenda e a tutt’oggi non abbiamo ancora ricevuto nessun tipo di contatto dalla procura di Latina.

Mi spiace se mi sono dilungato più del dovuto, ma questo è ciò che accaduto nei minimi particolari.

Questo è il link dell'articolo pubblicatomi:

http://www.dagolab.eu/public/LatinaOggi/Archivio/58a282b39fc5d80beec3/pag21terracina.pdf
https://docs.google.com/open?id=0BxVn7wCrH6jGYTdxaFB1VnlRMTg


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